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«La gioia e il dolore sono sempre assai vicini», si diceva convinto Alfred Kubin, disegderivatore e illustratore fra i migliori del basilare Novecento, votato a «riversare in forme artistiche l’universo appartato» che lo abitava, fatto di incertezze e anfratti oscuri.
Originario della Boemia asburgica, dove era derivato nel 1877, fu eloquente interprete del lato oscuro dell’Austria Felix, in cui si immerse per trarre immagini misteriose e inquietanti, che adombravano i luccichii e le frivolezze della Belle Epoque, e si agganciavano anziché al «laboratorio dell’apocalisse» che Karl Kraus vedeva nell’Austria e alla visione di Franz Werfel di un mondo «fissato sui concetti di dritta e mancina, ma che dimentica l’esistenza di un sopra e un sotto».
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